But don’t forget the songs
That made you smile
And the songs that made you cry
“Rubber Ring”, The Smiths
“Ambulance Songs” è un inclassificabile atto d’amore e devozione nei confronti della musica e del potere salvifico delle canzoni. Un libro commosso per “non dimenticare le canzoni che ti hanno salvato la vita” e per un’erotica della musica, che deponga le ostilità dell’interpretazione in favore del sentimento poetico verso le canzoni.
Gli autori Luca Buonaguidi e Salvatore Setola propongono narrazioni inconsuete rispetto ai classici registri della critica, prediligendo di brano in brano uno stile emotivo, intimo e in consonanza poetica con lo spirito dei diversi brani scelti e in cui poesia e prosa si affiancano in interazione semantica reciproca, per raccontare i due emisferi dell’ascolto nell’attimo esatto della scossa sismica prodotta dalla musica nell’anima di un appassionato.
Il volume ha la struttura di un cofanetto con tanto di ghost track, bonus track e contenuti extra – a cura degli ospiti Diego Bertelli, Carlo Bordone e Claudio Fabretti – e copre una moltitudine di generi, epoche e tematiche: dalla ribellione all’amore, dalla follia alla malinconia, dal dolore alla spiritualità. Il risultato è una playlist eterogenea che affianca pietre miliari a capolavori dimenticati ma soprattutto un kit di pronto soccorso per musicofili in crisi di senso. Un invito alla catarsi attraverso la musica, dedicato a chiunque cerchi ancora una canzone.
PER UN’EROTICA DELLA MUSICA – IL BLOG
Il nostro libro non è altro che il primo sasso nello stagno di un progetto più ampio.
Questo.
Qualcosa di completamente diverso, aperto a tutti, rivolto solo e soltanto alla condivisione della centralità della musica nelle nostre vite.
Di vita in vita, di canzone in canzone.
L’interpretazione è la vendetta dell’intelletto sull’arte.
Anziché di un’ermeneutica, abbiamo bisogno di un’erotica dell’arte
Susan Sontag, “Contro l’interpretazione”
La nostalgia del passato riguarda tutti ma, come proposto da Simon Reynolds, in particolare i musicofili. Sarebbe bello vivere ancora in un mondo in cui gli artisti campino delle vendite di dischi recensiti da critici pagati per farlo, in cui le ciliegie non si trovino sugli scaffali tutto l’anno e gli emuli di Lester Bangs ancora non abbiano invaso il web con un dilettantismo che non è altro che la coda lunga del punk: se non serve saper suonare uno strumento per fare musica, non serve neppure sapere tutto della musica per scrivere di musica.
Chi si occupa di musica non può più fare a meno di considerare che oggi l’ascoltatore impieghi meno tempo ad ascoltare una canzone che a leggere una recensione. L’esorbitante offerta di recensioni senza più domanda se non da parte degli autori e il fatto che, parafrasando la celebre profezia di Andy Warhol, “in passato tutti siamo stati critici rock per 15 minuti” ha eroso il valore residuo della funzione di filtro della critica. Cadono così le vecchie gerarchie: a scrivere sono i lettori, a leggere sono gli scrittori, i musicisti scendendo dal palco e si mischiano a loro.
Le uniche riviste musicali, cartacee e sul web, che resistano al passare del tempo e al quarto d’ora di celebrità sono quelle che alla funzione di filtro hanno affiancato quella di approfondimento, rivolta a quei musicofili che se ne fregano del voto a un disco ma, quando trovano una canzone che a loro dice qualcosa, non si accontentano facilmente dell’ascolto. Vogliono di più: così indagano il senso e la poesia di quella musica potente che li ha rapiti, forse salvati. I primi interpreti di questo bisogno sono stati le 31 canzoni di Nick Hornby, il sito internet SongMeanings, le pagine di Maurizio Blatto per Rumore, il blog Bastonate. Non recensioni, qualcos’altro.
Infine l’approdo dei critici rock su facebook: se il blog li imbrigliava ancora nel canone giornalistico, il social network è diventato il luogo dell’umanizzazione radicale della loro conoscenza storica, tecnica e poetica, uno spazio bianco dove poter scrivere della musica nei termini dell’autobiografia, individuale o collettiva, senza alcuno scopo oltre a quello della gratificazione insita nella condivisione spontanea della propria storia, passione e fantasia.
Noi non giudichiamo se il gioco valga la candela dal momento che proprio le canzoni ci insegnano che tornare indietro è impossibile nella vita. A noi interessa che la fiamma della candela resti accesa e con essa la musica continui ad essere un fattore rivoluzionario, catartico e benefico nella vita delle persone, così come lo è stato per noi e quelli come noi, come cantava Claudio Lolli. Con questo libro vogliamo andare oltre la candela, vogliamo accendere un fuoco attorno a cui offrire un riparo di senso: siamo convinti che scritture più aperte e interiormente partecipate come quelle riepilogate meritino di più che essere relegate al ristretto circuito di “mi piace” di cui ognuno dispone, per non dire del restare chiuse dentro il cassetto dei non-scritti.
Siamo certi che nel mondo di oggi, in balia dell’emotività, sia sempre più importante la possibilità di condensare, indagare, testimoniare le emozioni. Emozioni travolgenti che la musica dona all’uomo dalla notte dei tempi; musica che ha salvato la vita anche a noi, forse anche a voi. Con questo libro proponiamo una commozione diffusa, per un’erotica della musica che deponga le ostilità dell’interpretazione in favore del sentimento poetico verso le canzoni, sentimento poetico che non è per forza poesia e assume miriadi di forme ulteriori: narrazioni, canzoni, fotografie, video e molto altro.
Questo è un libro commosso sulle canzoni che ci hanno salvato la vita, molte tra queste canzoni forse hanno salvato la vita anche a voi. E se non l’hanno fatto, potrebbero. Oppure vi sarete salvati con altre canzoni, le vostre. Se vorrete raccontarcele, siete nel posto giusto, perché questa storia non si esaurisce col libro ma va avanti insieme a voi su http://www.ambulancesongs.com, un blog per ospitare le canzoni che vi hanno salvato la vita e la vostra testimonianza sulle canzoni che vi hanno salvato la vita.
Vogliamo accendere un fuoco. Vi aspettiamo al termine del bosco.